Le CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T cell) sono cellule del Sistema Immunitario (linfociti T) geneticamente modificate al fine di esprimere un recettore capace di riconoscere un determinato antigene (agente estraneo). Questo recettore è costituito da una proteina di fusione (chiamata scFv) che viene ingegnerizzata “unendo” una frazione di anticorpo ad un dominio che è in grado di attivare la cellula T quando essa si lega all’antigene. La cellula CAR-T, così, determina un effetto citotossico sulla cellula bersaglio che viene eliminata [1]
Questo permette di ottenere un linfocita T ingegnerizzato capace di riconoscere virtualmente qualsiasi tipo di antigene, fornendo così la possibilità di contrastare diversi tipi di malattie: dai tumori alle infezioni (ad esempio, esistono studi sull’utilizzo delle CAR-T contro le infezioni da HIV [2]).
Si tratta di una terapia cellulare che ha lo scopo di favorire l’induzione di una risposta immunitaria al fine di ottenere un beneficio terapeutico per il paziente. Inoltre, è un tipo di immunizzazione passiva in cui vengono somministrati linfociti T geneticamente modificati e capaci di riconoscere uno specifico antigene. I linfociti T vengono selezionati dal paziente e al loro interno viene inserita, grazie ad un vettore virale, la sequenza genetica capace di codificare il recettore specifico per l’antigene. Le cellule, così modificate, verranno poi reinfuse nel paziente dove potranno raggiungere, ad esempio, le cellule tumorali, determinando una risposta cosiddetta “T-mediata” nei confronti di queste cellule maligne.
Pur essendo una tecnica dall’enorme potenziale terapeutico, non si escludono possibili effetti collaterali. Ad esempio, si può avere un’attivazione esagerata del Sistema Immunitario con conseguente rilascio di tutta una serie di citochine (molecole proteiche), tra cui l’Interleuchina-6, che possono generare febbre o nei casi più gravi shock anafilattico nel paziente. Oggi, tuttavia, questo possibile effetto collaterale può essere arginato utilizzando in profilassi l’anticorpo monoclonale anti-IL6 Tocilizumab [3].
Nonostante l’elevato costo e la necessità di conoscere l’antigene di interesse, la terapia con cellule CAR-T si propone come concreta possibilità di cura definitiva a quei pazienti che, avendo fallito i trattamenti convenzionali sulle più disparate patologie, non avrebbero ulteriori possibilità terapeutiche.
1 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4746114/
2 https://stm.sciencemag.org/content/11/504/eaav5685
3 https://www.nature.com/articles/nrclinonc.2017.148